Le otto montagne, Paolo Cognetti
Non stiamo bene, no, non stiamo affatto bene! Non sono l’unico, ne sono sicuro. Sono una roccia, un pino cembro, una sassolino staccatosi dalla propria montagna e ritrovatosi in un mare di cemento. Non sono pazzo, sono solo sbagliato. Sbagliato perché come don Chisciotte mi sono svegliato in un luogo non mio. Immaginate un salmone norvegese alle Bahamas, sopravviverebbe ma non sarebbe lui. E io sono così.
Nato e cresciuto tra i blocchi di cemento della mia città, lontano da quei monti che sento miei, limitato ad ammirarli dalla finestra di quella camera che da troppo tempo mi sta imprigionando. Forse per volere forse per destino.
Come Paolo Cognetti scrive nel suo romanzo, Otto montagne, il nostro è un bisogno. Uomini concepiti dai monti ma nati e cresciuti in città. Lontani da quella madre, la montagna, alla quale troppo spesso - per dovere o necessità - voltiamo le spalle. Infine, quando arriva il momento per ricongiungerci ad essa, come racconta Cognetti, la vita ci presenta davanti decisioni che mai vorremmo prendere. Come scrive l’autore, il protagonista è costretto ad abbandonare le persone a lui più care per tornare dove è stato concepito. Potrete forse pensare che sia una scelta egoista, eccessiva e priva di senso logico ma lasciatemi spiegare e vedrete che, pur considerandoci pazzi, capirete.
Mi piace descrivermi come "orso solitario in un mondo sovraffollato" , perché sento come un bisogno di quel “nulla” che solo la montagna sa darti. Partiamo dal presupposto che amo le persone, i miei amici e più di tutto amo bermi una buona birra in compagnia di essi. Nonostante questo, rimane in me un vuoto incolmabile che solo le montagne sanno riempire. Svegliarsi al mattino, aprire la finestra e vedere loro: immense e maestose come un dipinto. Ma loro sono lì, reali, e come calamite tentano di riportarci a casa, quella vera. Non è facile la vita, lo dicono tutti. Ancor di più quando capisci di vivere in un posto non tuo. Ma, come nelle favole, ci sarà un lieto fine, ne sono sicuro. Come disse Julio Cortazar, “ eppure nonostante tutto, solo noi, sappiamo essere così lontanamente insieme” e “così lontanamente insieme” ci ricongiungeremo. Non si sa quando, non si sa come ma succederà.
Scrivi un commento